sabato 20 dicembre 2008

Sacro Monte di Varallo Sesia (VC)


Sacro Monte: nuova Gerusalemme, rappresentazione teatrale, o museo a cielo aperto?
Tempo fa, con un collega dell'Università, parlavamo del Sacro Monte di Varallo Sesia in merito alla possibile musealizzazione delle opere. Eravamo d'accordo nel sostenere l'impossibilità di mettere in delle sale le 45 cappelle! E allora, il Sacro Monte si può considerare un museo sui generis?
(nella foto di Michela Capris la cappella 33 "ECCE HOMO")

2 commenti:

Elisa Costanzo ha detto...

Direi che si può definire "area museale": una sorta di museo sparso sul territorio, anziché chiuso in una serie di sale. In fondo i parchi archeologici si fondano su questo principio: Pompei ha raccolto le opere d'arte più piccole in un museo, ma non credo di possa negare che tutti gli scavi sono una sorta di museo.
In merito ai sacri monti, vorrei segnalare anche il Sacro Monte di Crea, a pochi km da Casale Monferrato. Inoltre ricordo che i Sacri Monti piemontesi sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.

Stefano Fanzaga ha detto...

Dopo una discussione con Michela, sento il dovere di intervenire. Ritengo che il paragone con Pompei sia molto riduttivo, se non altro fuorviante.
Uno scavo archeologico è in qualche modo un’area “resuscitata”. Pompei è morta per rinascere, per tornare alla luce ed offrirsi a noi (studiosi, turisti o semplici curiosi) per una funzione in qualche modo perversa rispetto a quella per cui la cittadina era stata costruita. Noi fruiamo di Pompei in maniera del tutto diversa rispetto ai cittadini pompeiani ante eruzione.
Credo che sia impensabile musealizzare il Sacro Monte soprattutto per due ragioni.
In primis, la sua interazione col paesaggio valsesiano è parte integrante del progetto, del percorso tra le cappelle, dell’esperienza fisica. La labilità che ne consegue (in termini di conservazione) è un aspetto che certo determina problematiche peculiari ma inevitabili ed imprescindibili.
In secondo luogo, prima di essere un’opera d’arte, questo luogo è, molto banalmente e che ci crediamo o meno, un luogo santo, di pellegrinaggio, di esperienza fisica ed emotiva di fede. Con questo intendo dire che, a differenza di Pompei, il Sacro Monte di Varallo non è mai morto per essere riscoperto, è un contesto che continua a vivere di giorno in giorno svolgendo la funzione per cui è stato costruito. Bernardino Caimi voleva creare una nuova Gerusalemme, luogo di devozione e fede, e questo è ancora oggi. La domenica frotte di pellegrini si aggirano tra le cappelle e potrete raccogliere, parlando con loro, impressioni e modi di esperire il Monte che forse a noi sfuggono. Andate nella cripta della basilica, presso lo scurolo della Vergine dormiente e guardate alle pareti il numero di ex voto. Questo è ancora un luogo dove le speranze delle persone vengono riposte, un congegno che dopo quasi sei secoli continua a funzionare. Come prima di me i miei genitori, i miei nonni, i miei bisnonni ed ancora andando indietro, io da bambino (quando ancora il concetto di storia non mi era comprensibile e quello di arte non andava oltre lo stupore) ci passavo le domeniche con mamma, papà e sorella non pensando molto al Tanzio od a Gaudenzio, ma chiedendo ai miei genitori ed essendo educato alla storia sacra.
Per queste ragioni credo dunque che il Sacro Monte non possa che essere saldamente inchiodato alle carni della terra valsesiana ed alle sue genti.